lunes, marzo 25, 2019

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miércoles, marzo 20, 2019

Idillio e patema nell’ Infinito leopardiano


Idillio e patema nell’ Infinito leopardiano
ALFREDO LUZI
Università di Macerata

       
       Ugolino Panichi, Monumento a Giacomo Leopardi, 1898, Recanati: photo by Carlo Raso. fonte Flickr

Nel volume L’atto della lettura1, Wolfgang Iser, studioso illustre della scuola di Costanza, propone una serie di applicazioni della sua teoria della ricezione che si rifanno al metodo della Gestalt, in particolare per quanto riguarda la dinamica tra primo piano e sfondo, essendo il primo reso visibile dalla rete di corrispondenze di fondo.
Utilizzando questa metodologia nell’analisi del testo più noto di Leopardi, il lettore registra nell’Infinito leopardiano un movimento dialettico, un sistema oppositivo tra attrazione e repulsione, tra idillio e paura, tra piacere e sofferenza, in cui i termini dell’isotopia positiva sembrano contenere i nuclei della isotopia negativa.
La testualità del componimento si presenta come un processo lirico-meditativo di tipo sequenziale , a struttura circolare, che parte da una dimensione sentimentale per accedere all’immaginazione, procede verso una fase ermeneutica della propria esperienza individuale e storica per richiudersi nella definizione di un piacere sensitivo-intellettuale.Da una parte dunque il commercio coi sensi fondato sul principio di piacere, spinge l’io alla ricerca della soddisfazione del desiderio, dall’altra il principio di realtà, legato alla riflessione razionale, ne mette in evidenza l’illusorietà e apporta correzioni in negativo alla passione verso la libertà dell’immaginario e verso il superamento dei limiti del contingente.
Ciò deriva dal fatto che in Leopardi la poesia è sempre sintesi di meditazione e canto, unità vivente di idea e parola.
Ma la significazione autonoma dell’Infinito acquista un suo plusvalore se contestualizzata alla teoria poetica elaborata nel fitto reticolato delle riflessioni dello Zibaldone .
Uno dei nuclei problematici più dibattuti attiene proprio al rapporto tra poesia e filosofia. Pur essendo un convinto materialista, Leopardi rifiuta il procedimento epistemologico del razionalismo analitico-empirico e tende invece ad una forma di conoscenza naturale, in cui le percezioni sensoriali e l’intelletto svolgano ognuno il proprio ruolo e collaborino unitariamente a una sintesi gnoseologica del mondo, secondo la lezione di Condillac e di Destutt de Tracy . In questa prospettiva, in cui è inclusa una attitudine linguistica alla genesi della conoscenza, Leopardi concepisce la poesia come forma della filosofia, unità vivente di idea e parola, sintesi di meditazione e canto.
Nella nota 1651 dello Zibaldone egli scrive:

Quanto l’immaginazione contribuisca alla filosofia ( ch’è pur sua nemica ), e quanto sia vero che il gran poeta in diverse circostanze avria potuto essere un gran filosofo, promotore di quella ragione ch’è micidiale al genere da lui professato, e viceversa il filosofo, gran poeta, osserviamo.2

Tale opinione è ribadita, nell’ottobre 1821, quando, nelle note 1834-1836, Leopardi difende il valore dell’esperienza estetica come elemento portante della funzione epistemologica della ragione in rapporto alla natura:

Chi non ha o non ha mai avuto immaginazione, sentimento, capacità di entusiasmo, di eroismo, di illusioni vive e grandi, di forti e varie passioni, chi non conosce l’immenso sistema del bello, chi non legge o non sente, o non ha mai letto o sentito i poeti, non può assolutamente essere un grande, vero e perfetto filosofo, anzi non sarà mai se non un filosofo dimezzato, di corta vista, di colpo d’occhio assai debole, di penetrazione scarsa [....] Non già perché il cuore e la fantasia dicano sovente più vero della fredda ragione, come si afferma, nel che non entro a discorrere, ma perché la stessa freddissima ragione ha bisogno di conoscere tutte queste cose, se vuol penetrare nel sistema della natura, e svilupparlo. L’analisi delle idee, dell’uomo, del sistema universale degli esseri, deve necessariamente cadere in grandissima e principalissima parte, sulla immaginazione sulle illusioni naturali, sul bello, sulle passioni, su tutto ciò che v’ha di poetico nell’intero sistema della natura.
[...] La più fredda ragione benché mortal nemica della natura, non ha altro fondamento né principio, altro soggetto di meditazione speculazione ed esercizio che la natura. Chi non conosce la natura, non sa nulla, e non può ragionare, per ragionevole ch’egli sia. Ora colui che ignora il poetico della natura, ignora una grandissima parte della natura, anzi non conosce assolutamente la natura, perché non conosce il suo modo di essere.3

Contro l’utopia totalizzante del razionalismo il poeta oppone l’esigenza di tener conto della complessità sistemica della ragione tesa a contenere nella sua attività teoretica il caos vitalistico che caratterizza la dimensione dell’esistente.
Sulla base di un atteggiamento che non rinuncia ad un materialismo di fondo, anzi lo rafforza nella critica ad ogni ipotesi di geometria razionalistica e schematizzante della vivente contraddittorietà del reale, si evince che il titolo, sintesi perfetta dei contenuti poetici e delle modalità di accesso ad una avventura intellettuale per via analogica, ( e perciò strettamente connesso con la sintassi del pensiero poetante ), non contiene valori mistici e metafisici in prospettiva religiosa, come ipostasi di una realtà altra, accettata per dottrina e raggiunta con una sorta di itinerario a Dio.
Il processo dinamico del superamento dei limiti gnoseologici attraverso un sistema basato sulla introspezione è spiegato nella nota 171(luglio 1820 ) dello Zibaldone , nella quale è configurata la struttura portante dell’idillio composto nel 1819:

La cagione è la stessa , cioè il desiderio dell’infinito, perché allora in luogo della vista, lavora l’immaginazione e il fantastico sottentra al reale. L’anima s’immagina quello che non vede, che quell’albero, quella siepe, quella torre gli nasconde, e va errando in uno spazio immaginario, e si figura cose che non potrebbe se la sua vista si estendesse da per tutto, perché il reale escluderebbe l’immaginario. Quindi il piacere ch’io provava sempre da fanciullo, e anche ora nel vedere il cielo ec; attraverso una finestra, una porta, una casa passatoia, come chiamano.4

La percezione dell’infinito attiene invece al campo culturale della vaghezza, della non misurabilità, dell’incapacità dell’uomo di sottoporre al controllo della propria ragione tutti gli eventi esistenziali ed emozionali. Infinito quindi come letteralmente ‘non-finito’, indeterminato, con un accento particolare sulla ineffabilità, cioè sui limiti del linguaggio umano che non sa esprimere questo concetto se non usando un termine al negativo.
Nelle note 179-180 dello Zibaldone , il tema dell’infinito verrà collegato alla tensione dell’uomo verso il piacere e nel contempo all’idea del nulla:

L’infinità della inclinazione dell’uomo al piacere è una infinità materiale e non se ne può dedur nulla di grande o d’infinito in favore dell’anima umana.[...] Quindi nulla si può dedurre in questo particolare dalla inclinazione dell’uomo all’infinito, e dal sentimento della nullità delle cose...5

Ciò che colpisce a prima vista, nel testo leopardiano, è quello che potremmo chiamare l’“impulso insiemistico” di Leopardi.
In 15 versi egli riassume tutta una processualità che parte da una abitudine affettiva ( “Sempre caro mi fu...” ) per giungere ad una conclusione in cui emotività e gnoseologia coincidono ( e il naufragar m’è dolce in questo mare ), sorretta da due isotopie di base: quella del tempo e quella dello spazio. Alla prima appartengono i lemmi: “Sempre, fu, eterno, morte stagioni, presente e viva”; alla seconda :” ermo colle, ultimo orizzonte, interminati spazi, infinito silenzio, questa immensità, questo mare”. E non a caso nel testo sono presenti 6 aggettivi dimostrativi di vicinanza ‘questo’; e 2 aggettivi dimostrativi di lontananza ‘quello’, che hanno una precisa funzione spaziale perché indicano il rapporto tra l’io del poeta e lo spazio che lo circonda.
Da questa prima analisi risulta dunque che l’asse strutturale su cui si regge L’infinito è quello dello spazio e del tempo, categorie che costituiscono il nucleo ispirativo della poesia.
Nel 1780 E. Kant aveva pubblicato La critica della ragion pura. La seconda edizione è del 1797. In Italia circolò la traduzione latina di Gottlob Born (1796 ). Nella prima parte dell’opera intitolata Estetica trascendentale Kant sostiene che “vi sono due forme pure di intuizione sensibile, come princìpi della conoscenza a priori, cioè spazio e tempo”6. E sono queste a permetterci di definire i caratteri di un oggetto, indipendentemente dall’esperienza sensibile, perché assumono la struttura della forme con le quali conosciamo l’oggetto stesso. Le teorie kantiane ebbero un grande successo in tutta la cultura europea del primo ottocento e condizionarono la gnoseologia del secolo, almeno fino ad Hegel.
Leopardi, a partire dal 16 aprile 1821, cita nello Zibaldone Kant, collocandolo però tra quei pensatori della ‘dottrina immateriale’ che non hanno portato nessuna profonda novità nella filosofia e, nello stesso tempo, contestando il suo sistema di pensiero per eccesso di metafisica.
Sul piano concettuale egli conferma l’impostazione kantiana, privilegiando le categorie del tempo e dello spazio e collocando in esse tutto il procedimento gnoseologico che parte da un atteggiamento fisico ( mirando ), si trasforma in atteggiamento intellettuale ( io nel pensier mi fingo ), accede alla sensazione ( il cor che si spaura ), determina la comparazione ( vo comparando ), suscita la memoria profonda ( e mi sovvien ),e ritorna alla sfera della percezione soggettiva ( e il naufragar m’è dolce).
In questa vicissitudine del pensiero l’immaginazione svolge una funzione mediatrice tra memoria e intelletto e instaura una modalità gnoseologica del doppio, di cui Leopardi rende testimonianza nella nota 4418 dello Zibaldone in data 30/11/1828:

All’uomo sensibile e immaginoso, che viva, come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un suono d’una campana; e nel tempo stesso coll’immaginazione vedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose.7

Anche sulla base di questo atteggiamento Luporini parla, nel suo recente saggio, di un Leopardi “filosofo della differenza”.8
L’immaginazione si configura dunque come una capacità combinatoria che mette in relazione elementi in apparenza disaggregati e instaura connessioni ardite, secondo una dote comune del filosofo e del poeta:

Proprietà del vero poeta è la facoltà e la vena delle similitudini. [....] Un vigore anche passeggero del corpo, che influisca sullo spirito, gli fa vedere dei rapporti fra cose disparatissime, trovare dei paragoni, delle similitudini astrusissime e ingegnosissime. [....] Tutte facoltà del gran poeta, e tutte contenute e derivanti dalla facoltà di scoprire i rapporti delle cose, anche i menomi e più lontani, anche delle cose che paiono le meno analoghe ec. Or questo è tutto il filosofo: facoltà di scoprire e conoscere i rapporti, di legare insieme i particolari, e di generalizzare.9

Ma tale sistema gnoseologico relazionale presenta anch’esso, al di là di tutte le differenziazioni concettuali, tonalità kantiane, soprattutto se messo a confronto con quanto Kant aggiunse nella seconda edizione della Critica della ragion pura , a conclusione della sezione riservata alla estetica trascendentale:

Tutto ciò che nella nostra conoscenza appartiene all’intuizione ( esclusi, dunque, il sentimento di piacere e di dolore e il volere, che non sono punto conoscenze ) non contiene altro che semplici rapporti (mia sottolineatura ).[...] Ora con semplici rapporti non si conosce una cosa in sé; è dunque da ritenere che, dal momento che mediante il senso esterno non possono esserci date se non semplici rappresentazioni di rapporti , anch’esso nella sua rappresentazione non possa contenere altro che il rapporto di un oggetto col soggetto, e non l’interno dell’oggetto in se stesso.10

La differenza tra Leopardi e Kant è nella valorizzazione che il poeta fa della teoria patemica, della funzione cioè che svolgono le passioni nel soddisfare le spinte del desiderio, gli slanci della volontà.
D’altronde il punto di partenza del procedimento poetico ha un carattere conativo: si cerca di riempire il nulla che è alle spalle dell’infinito inteso come spazio puro con una esperienza del soggetto, affidando allo sforzo immaginativo il compito di connettere soggettività ed oggettività, tempo della storia e tempo dell’eterno.
Il sempre del primo verso dunque fa riferimento non alla totalità temporale ma alla regolarità della consuetudine comportamentale di chi ama rifugiarsi nella solitudine del paesaggio( il colle e la siepe ) per trovare un rapporto idillico con la natura, secondo i dettami della poetica romantica.
In molti passi dello Zibaldone Leopardi ha parlato della solitudine come condizione indispensabile del pensatore, come stato psico-ambientale nel cui ambito si avvia una diversa tensione epistemologica.
Si leggano le note 4138 e 4139:

Ad ogni filosofo, ma più di tutto al metafisico è bisogno la solitudine.[...]
Quegli al contrario che ha l’abito della solitudine, pochissimo s’interessa, pochissimo è mosso a curiosità dai rapporti degli uomini tra loro, e di sé cogli uomini; ciò gli pare naturalmente un soggetto e piccolo e frivolo. Al contrario moltissimo l’interessano i suoi rapporti col resto della natura, i quali tengono per lui il primo luogo, come per chi vive i più interessanti e quasi soli interessanti rapporti sono quelli cogli uomini; l’interessa la speculazione e cognizion di se stesso come se stesso; degli uomini come parte dell’universo; della natura, del mondo, dell’esistenza.....11

La siepe dunque non permette a Leopardi di vedere, di guardare, è un ostacolo alla visione e dà vita al tema della frontiera, dell’isolamento, suggerito peraltro dal verbo esclude , dalla realtà oggettiva. L’immagine oggettivata viene annullata; nel rapporto io-natura viene eliminato il secondo termine relazionale.
La concezione dell’idillio come condizione euforica del soggetto, garantita nella contemplazione del paesaggio e nella successiva simbiosi con esso, comincia già ad essere contestata. Il ‘locus amoenus’ è tale non perché si realizza la funzione consolatoria del paesaggio ma proprio perché questo esclude la visibilità, il controllo dei sensi sulla natura e permette l’attivazione del procedimento fantastico che è poi alla base della costruzione della teoria delle illusioni.
Il verso 4 è uno dei cardini logico-ermeneutici più importanti della poesia. Attraverso la collocazione di una avversativa in posizione forte ( ad inizio di verso Ma ) Leopardi rivoluziona la teoria poetica delle immagini che fino ad allora aveva caratterizzato la lirica italiana. L’attenzione al paesaggio, la presenza di colli e siepi, magari con l’aggiunta di pecorelle e fontane, erano delle costanti dell’Arcadia settecentesca, ben nota al giovane conte recanatese. Non erano dunque delle novità tematiche leopardiane. L’originalità consiste invece nel fatto che, nonostante il limite della siepe, anzi grazie ad esso, il poeta attiva il processo dinamico dell’immaginario, della capacità di fantasticare. La visione non è più extra-proiettiva ma intra-proiettiva. E’ come se un altro occhio, questa volta interno ai processi mentali dell’uomo e libero dai condizionamenti della percezione dell’oggetto, si mettesse a funzionare.
Attraverso il procedimento contemplativo del fermarsi e osservare con partecipazione, il soggetto poetante ( l’io del poeta collocato ad inizio di verso, ripetuto due versi più tardi, io quello ) modella per immagini nel suo pensiero spazi senza limiti , silenzi che superano qualunque appercezione umana e quiete totale
L’uso del plurale “ spazi e silenzi” aumenta il senso di indeterminatezza e di infinitudine, così come quello dei superlativi “profondissima e sovrumani” accostati all’aggettivo interminati sottolinea la capacità del poeta di accedere ad una dimensione del non-finito, dell’incommensurabile.
Leopardi dimostra che il mirare è una attività ben diversa dal semplice guardare , perché presuppone la partecipazione emotiva, interiore del soggetto che guarda; coerentemente userà moltissime volte questo verbo (“mira queste ruine”, “mirava il ciel sereno, le vie dorate e gli orti”, “ Io mirava colei”, “ Sì ch’a mirarla intenerisce il core”, “Mirando il cielo”, “L’aria non mira” ).
Nella seconda parte del v.7 si determina un mutamento di condizione psicologica. Leopardi rompe il procedimento idillico che lo ha portato alla capacità di immaginare l’infinito. La scoperta della potenzialità dell’immaginario è talmente devastante da trasformare lo stato euforico del poeta in ansia e paura. La capacità fantastica della mente umana è così ampia da creare sensazioni di panico. L’idillio iniziale si trasforma in patema per l’accesso agli spazi misteriosi dell’infinito, approdando sulla soglia del nulla. Nello stesso tempo, è proprio la facoltà dell’uomo dell’accedere all’infinito la traccia della sua finitezza, del suo legame in quanto ‘vivente’ e ‘pensante’ alla materia universale esistente.
Da questo punto di vista L’infinito anticipa una sorta di antiantropocentrismo, basato sull’inscindibile legame tra materia e uomo, tra tutto e individuo.
Come ha scritto Francesco Iengo:

Mentre Pascal inferiva la sublimazione dell’uomo dall’avere Dio creato solo lui a propria immagine, Leopardi la inferisce dal paragone con il tutto material-inorganico e cioè non viventepensante ma solo esistente , al quale l’uomo comunque deve ( o per caso o per “errore” ) la sua vita e il suo stesso pensare.12

Questa posizione risulterà qualche anno più tardi ancor più definita. Mi riferisco alle note 3171 e 3172:

Niuna cosa maggiormente dimostra la grandezza e la potenza dell’umano intelletto, né l’altezza e la nobiltà dell’uomo, che il poter l’uomo conoscere e interamente comprendere e fortemente sentire la sua piccolezza. Quando egli considerando la pluralità dei mondi, si sente infinitesima parte di un globo ch’è minima parte d’uno degli infiniti sistemi che compongono il mondo, e in questa considerazione stupisce della sua piccolezza, e profondamente sentendola e intentamente riguardandola, si confonde quasi col nulla, e perde quasi se stesso nel pensiero dell’immensità delle cose, e si trova come smarrito nella vastità incomprensibile dell’esistenza, allora con questo atto e con questo pensiero egli dà maggior prova possibile della sua nobiltà, della forza e della immensa capacità della sua mente, la quale, rinchiusa in sì piccolo e menomo essere, è potuta pervenire a conoscere e intender cose superiori alla natura di lui, e può abbracciare e contener col pensiero questa immensità medesima della esistenza e delle cose.13

Leopardi determina dunque una corrispondenza tra infinito e nulla. Proprio la percezione del nulla attraverso l’immaginazione fa paura, crea quel patema occultato dietro il linguaggio della sua poesia che a sua volta può percepirsi come radicale negatività rispetto al vero ma nello stesso tempo come luogo privilegiato delle illusioni.
E’ interessante rileggere, col filtro delle riflessioni contemporanee sulla filosofia del linguaggio, da Wittgenstein a Lévinas, le dichiarazioni di L. sul rapporto tra alcune parole attinenti alla metafisica e la generatività del linguaggio:

La infinità del nulla.....non esiste né può esistere se non nell’immaginazione o nel linguaggio .14
Niente nella natura annunzia l’infinito, l’esistenza di alcuna cosa infinita. L’infinito è un parto della nostra immaginazione.15

Ma fondamentale, a chiarimento della impostazione gnoseologica dell’Infinito, risulta la nota dello Zibaldone 4292 del 20/9/27:
Il credere l’universo infinito, è un’illusione ottica: almeno tale è il mio parere. Non dico che possa dimostrarsi rigorosamente in metafisica, o che si abbiano prove di fatto, che egli non sia infinito; ma prescindendo dagli argomenti metafisici, io credo che l’analogia materialmente faccia molto verisimile che la infinità dell’universo non sia che illusione naturale della fantasia .16

L’illusione è appunto determinata dalla frontiera visiva della siepe, dalla mancanza di referenti reali alla percettività dello sguardo.
Se nella prima parte dell’Infinito domina il senso della vista, benché vietata dalla siepe, nella seconda parte prevale la dimensione auditiva. Leopardi ascolta il soffio del vento tra le piante, lo interpreta come segno della vitalità della natura, dello scorrere dell’esistenza, e subito utilizza il processo gnoseologico della comparazione tra la ‘voce’ del vento, del reale vicino, e il ‘silenzio’ di cui aveva avuto kantianamente una appercezione sintetica a priori qualche attimo prima, quando si era lasciato andare alla forza dell’immaginario. Ora l’infinito è collegato al silenzio, in un gioco oppositivo tra suono percepito come traccia esistenziale, come icona del molteplice, e assenza di suono come frantumazione del tempo umano, come vuoto del passato, come nulla, a conferma della linea connettiva tra immaginazione - poesia - infinito - nulla.
La tensione, anche se percepita in ambito concettuale, continua, soprattutto nel confronto tra passato e presente e, a parere di Luporini, rende ansimante lo stesso ritmo di scrittura. L’orizzonte della propria fisicità, del proprio spazio e del proprio tempo, non salva Leopardi dalla consapevolezza che il ciclo naturale di produzione-conservazione-distruzione è ineluttabile.
Dall’atto comparativo L. accede al pensiero dell’eternità della materia, percepita come enigma, poiché il prezzo di questa eternità è la non vita, favorito dal confronto con la dimensione peritura del presente, anch’esso percepito attraverso sensazioni auditive. L’accesso è sollecitato dal riemergere dell’inconscio collettivo, dalle memorie ancestrali dell’idea di eternità: mi sovvien, cioè mi urge dal profondo, dalle zone più occulte e più oscure della mia sensibilità. Non dunque dalla memoria logico-positiva del passato vissuto ma da quella indistinta in cui si accumulano le storie del genere umano.
Significativamente Leopardi accosta pensier a cuore . Critico di fronte a qualunque metafisica che voglia presentarsi come scienza, egli rifiuta l’opposizione cartesiana res extensa /res cogitans . La stessa res cogitans non può essere che extensa a sua volta, il pensiero non è che un’attività della materia come le altre, anche se, essendo di esclusiva pertinenza dell’uomo, in rapporto all’universo degli altri organismi viventi, ne costituisce la miseria specifica ma anche la irrepetibile nobiltà .
In tal modo viene negata la frattura platonica tra soma e pneuma ed è ribadita l’unità organica tra sensazione e concetto, tra appercezione e pensiero.
Su questo punto la nota 4288 ( 18/9/27) risulta di grande evidenza:

..Noi veggiamo che le modificazioni del pensiero dipendono totalmente dalle sensazioni, dallo stato del nostro fisico; che l’animo nostro corrisponde in tutto alla varietà e alle variazioni del nostro corpo. Un fatto, perché noi sentiamo corporalmente il pensiero.17

Una volta percepita, oltre all’idea di infinito, anche quella di eterno, Leopardi può concludere il suo cammino gnoseologico. Vinta la paura che per un attimo lo ha sconfortato, compiuto il passaggio dalla vista vietata dell’ermo colle e della siepe all’ascolto del vento, egli trae piacere dall’annegamento ( immagine dell’acqua come caos primitivo, come liquido amniotico che dà la vita ) del pensiero nella immensità del nulla, del solido nulla, frutto della propria immaginazione.
Si completa dunque il processo di astrazione: gli interminati spazi, i sovrumani silenzi, la profondissima quiete, l’eterno si riassumono nella parola astratta e teorizzante della ‘immensità’, categoria non accessibile agli strumenti logico-razionalisti della conoscenza.
Il “pensier mio” è dunque una ripresa del “io nel pensier mi fingo”. Il risultato ultimo (che è anche una condensazione dinamica dell’azione del pensiero) è quello di perdersi, di naufragare, (e il tema del naufragio da Leopardi in poi verrà spesso utilizzato dai poeti moderni, da Rimbaud a Eliot , fino a Ungaretti ed oltre ) nel mare, inteso come infinito spazio-temporale, della fantasia, dell’illimitato, del mondo della libertà più totale, quello della poesia come grande illusione.

La convivenza degli opposti trama anche sul piano strutturale L’infinito.
Nella dinamica di lettura dell’Infinito si può individuare un movimento in ascesa che parte dal colle e un movimento verso il basso che si completa con la parola mare , simbolo mitico della caduta e del caos. La corrispondenza è sottolineata dal sistema anaforico :“Sempre caro mi fu quest’ermo colle “ - “E il naufragar m’ è dolce in questo mare “, con il mutamento del tempo dal passato al presente.
Parimenti il passaggio dall’io percipiente all’io pensante occupa due blocchi logico -spaziali di uguale ampiezza ( versi 1-8 e versi 8-15 ).
La macrostruttura è definita dal sistema di nuclei isotopici contrapposti:
concreto vs astratto ( il colle/il mare inteso metaforicamente )
spazio vs tempo (immensità/storia)
ascesa vs abisso ( colle-mare)
silenzio vs voce
eterno vs presente
chiuso vs aperto (siepe/io nel pensier mi fingo..interminati, etc.).
A recuperare l’equilibrio dell’insieme interviene il controllo della struttura circolare e complessa del testo.
Ogni concetto espresso in un verso o in segmento di verso è connesso all’altro attraverso la congiunzione. Nell’ Infinito sono presenti dieci ‘e’, collocate tutte nel punto di passaggio da una immagine all’altra . Sono queste a creare un ritmo di lettura rapido e per certi aspetti assillante, insieme all’uso dell’enjambement definito da Blasucci ‘icona della totalità’.
Analogamente l’impulso insiemistico è confermato dal fatto che la dichiarazione di rapporto affettivo del primo verso è espressa al singolare ma attiene a due soggetti: l’ermo colle e la siepe, considerati una unità spazialmente inscindibile.
Convinto assertore di quel tutto che è la materia universale, entro la quale convivono le contraddizioni costitutive dell’esistenza, e di cui le opposizioni strutturali dell’Infinito sono il calco formale, Leopardi ci spiega perché la sua Natura sia sempre, allo stesso tempo, stupenda e orribile : stupenda perché da essa si produce la vita, ma anche orribile perché condizione perché questa vita non si estingua è la morte d’ogni singolo vivente.
Coerentemente ne deriverà la proposta della ginestra che nata sulla aridità inorganica della lava vulcanica continuerà ad offrire il suo profumo e i suoi colori, a testimoniare la sua gratuita necessità di vita, fin quando il Vesuvio non tornerà per legge naturale ad annientarla, a reintegrarla cioè nella totalità della materia.

1 Cfr. W. Iser, L’atto della lettura , Bologna, Il Mulino 1987
2 G. Leopardi, Zibaldone, Milano, Newton Compton 1997, p.366
3 G. Leopardi, op.cit.,p.398, passim
4 G. Leopardi, op.cit.,p.71
5 G. Leopardi , op.cit., p.74
6 I. Kant , Critica della ragion pura , Bari, Laterza 1987, p.67
7 G. Leopardi , Zibaldone , op.cit., p. 928
8 C. Luporini , Decifrare Leopardi , Napoli Macchiaroli 1998
9 G. Leopardi, Zibaldone , op. cit., p. 366
10 I. Kant, Critica della ragion pura, op.cit., p.88
11 G. Leopardi , Zibaldone , op.cit., p.842
12 F. Iengo , Giacomo Leopardi: il nulla e la materia , « Prometeo », anno XVI, n. 63, sett.1998, p.108
13 G. Leopardi, Zibaldone, op.cit., pp.623-624
14 G. Leopardi, op.cit., p. 856
15 G. Leopardi, op.cit., p.855
16 G. Leopardi , op.cit., p.894
17 G. Leopardi , op.cit.,p.893

domingo, marzo 17, 2019

“L’infinito” leopardiano, summa poetica del Romanticismo italiano


L’infinito” leopardiano, summa poetica del Romanticismo italiano
di Grazia Fresu


Giacomo Leopardi. Retrato de Domenico Morelli

Giacomo Leopardi, considerato il più grande poeta romantico italiano, porta le caratteristice specifiche del Romanticismo peninsulare al livello più alto, non solo della poesia ma della riflessione filosofica nell’ambito della poesía. Quest’anno ricorrono i duecento anni dalla scrittura de L’Infinito, il suo Idillio più famoso, dove la sua ispirazione raggiunge risultati d’ insuperabile bellezza.
Il Romanticismo si confronta con l’universo finito della nostra realtà quotidiana ma aspira a superarlo, in una costante tensione verso l’infinito.
Giacomo Leopardi pone il concetto di infinito al centro del suo pensiero e della sua poesia, come possiamo vedere tanto negli scritti dello Zibaldone che ne L’infinito succitato.
Il concetto di Infinito è la chiave con cui il poeta mette in moto la sua teoria sulla conoscenza, il piacere e la felicità. Quello che affronta, come ci dice Italo Calvino nelle sue Lezioni americane, nella conferenza sull’ Esattezza, è un problema prima che poetico, speculativo e metafisico, da sempre presente nella Storia della Filosofia, che concerne la relazione tra l’ idea di infinito como spazio assoluto e tempo assoluto e la nostra percezione empirica del tempo e dello spazio.
Leopardi parte da un’ idea matematica di spazio e tempo e vi immette dentro l’ “indefinido, impreciso fluttuare delle sensazioni”, per lui, unico elemento poetico imprescindible e unica forma di infinito alla quale si può accedere. Ma, come ancora ci fa notare Calvino. il suo “vago”, il suo ”indefinito” si esprimono con una rigorosa esattezza linguistica e delle immagini, con una cura meticolosa del verso, cosicchè il poeta del vago è allo stesso tempo il poeta dell’estremo rigore. Il binomio leopardiano inseparabile di finito e infinito rimarca la peculiarità bipolare del Romanticismo italiano, impasto di ragione illuminista e sensibilità romantica, per cui il poeta vede il mondo attraverso la sua immaginazione e lo ricrea in versi di grande potenza visuale e nello stesso tempo estrae dalle contingenze sensoriali la trama di relazioni che la ragione può ricavarne, trasformando ogni evento in esemplare e come tale tassello filosofico del suo pensiero.
Da qui nasce la particolare incisività dei suoi versi dove una grande complessità di registri concorre a mantenere l’opposizione e insieme l’integrazione tra gravità di contenuto e leggerezza espressiva.
Per Leopardi la poesia è materiale, fantastica e corporale e in questa dimensione non si spezza mai la raffinata struttura del suo canto, alternando altissime vette liriche e linguaggio basso, forme metriche di rinnovata e costante originalità che risaltano al massimo il livello semantico dei versi. Leopardi per primo accede a quella modernità che poi nel Novecento scardinerà le tradizionali strutture poetiche, sviluppando la sua musicalità al di fuori degli schemi, delle strofe, delle rime predefinite che in lui sopravvivono solo in parte. Nella relazione tra il finito della nostra condizione umana e l’infinito delle nostre aspirazioni, desideri, sogni, il poeta colloca il nostro stato di sofferenza per il limite e insieme la dimensione del piacere, quel “naufragar m’è dolce in questo mare” che chiude il suo Idillio. E questo piacere raffinato e sublime solo è possibile attraverso la poesia lirica che è espressione nobile del cuore dell’uomo, capace non solo di immaginare mondi ma anche di consolarci di fronte alla vacuità e alla precarietà dell’esistenza.
Nel suo L’Infinito Leopardi immette la dimensione della rimembranza (il ricordo) a far da spartiacque tra la presenza del limite (la siepe che dal colle impedisce parzialmente la vista  del paesaggio) e l’immaginazione degli “interminati spazi di là da quella”. I versi accompagnano lo sguardo che osa superare la barriera della siepe attraverso una serie di  enjambements che come estendono l’unità metrica così ne estendono l’unità sintattica e semantica. Il concetto di infinito percepito per mezzo delle coordinate spaziali, provoca una vertigine, un panico timore di fronte all’immensità («ove per poco/ Il cor non si spaura»). Ma il vento, concreto elemento della natura irrompe e fa stormire le piante, riportando il poeta nel paesaggio naturale della collina, nella dimensione della realtà concreta, nella memoria del vissuto cui il pensiero dell’eternità fa da contraltare. E qui in questo naufragio dolce e inaspettato, tra la sofferenza della ragione e il piacere dell’anima, troviamo uno degli ossimori stilistici e concettuali più travolgenti che la poesia italiana abbia prodotto.
Viaggiatore dell’impossibile, Leopardi attraversa le barriere del suo tempo, si fa cantore e interprete anche della nostra modernità.

GIACOMO LEOPARDI, L'infinito, 1819 (Canti , XII). 
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.









XXXV Congreso de Lengua y Literatura italianas de ADILLI. CIRCULAR EN ESPAÑOL E ITALIANO


XXXV CONGRESO DE LENGUA Y LITERATURA ITALIANAS DE LA ASOCIACIÓN DOCENTES E INVESTIGADORES DE LENGUA Y LITERATURA ITALIANAS
5 A 7 DE SEPTIEMBRE DE 2019
FACULTAD DE HUMANIDADES Y CIENCIAS
UNIVERSIDAD NACIONAL DE LITORAL
SANTA FE


PRIMERA CIRCULAR
El Área de Italianística y la Sección Italiano de la Facultad de Humanidades y Ciencias de la Universidad Nacional del Litoral, a través de la Comisión Organizadora del XXXV Congreso de Lengua y Literatura Italianas de A.D.I.L.L.I., invitan a docentes, investigadores y estudiantes a participar en el encuentro de estudios que se realizará en la sede de la Facultad de Humanidades y Ciencias ciudad de Santa Fe, durante los días 5 a 7 de septiembre de 2019.
COMISIÓN ORGANIZADORA
Presidente: Adriana C. Crolla (UNL- UADER)
Secretaria: Susana Dorato (UNL- UADER)
COMITÉ POR ÁREAS:
Áreas Literatura: Nora Sforza (UBA- USAL) - Silvia Cattoni (UNCórdoba), María Luisa Ferraris (CEC-UNL/C.PIEMONTÉS/AMPRA)
Comparatismo - Inmigración: Valeria Ansó (UNL- UADER), Fernanda Bravo Herrera (CONICET)
Área Lengua Italiana: Susana Dorato (UNL- UADER), Marisol Fernandez (UNL), Marco Franzoso (UNL), Elisa Sartori (UADER), Sandra Capello (UADER).
Área Traducción: Alberto Anunziato (UADER), Verónica Aranguren (UADER), Marco Franzoso (UNL), Samantha Nisi (UNL)
Proyectos de Investigación y temas permanentes: Valeria Ansó (UNL- UADER)


COLABORADORES ESTUDIANTES:
Gaspar Bertoni, Carla Perna, Marina Cemente, Micaela Granado, Iván Gastaldi, Gabriela Ferreyra 
 

Tema eje: El periodismo en la lengua, la literatura y la cultura italianas
FUNDAMENTACIÓN
El tema eje votado en asamblea para las jornadas a realizarse en la sede santafesina estipuló la producción de trabajos sobre esta experiencia comunicacional que se denomina “periodismo” pero que hoy en día excede el ámbito de la gráfica para incursionar en espacios virtuales y en articulaciones y pasajes discursivos de notable potencialidad. Con referencia a la literatura es innegable que desde los orígenes la noticia fue acompañada de abundantes relatos, artículos e historias y en innumerables casos, el periodismo sirvió, y sirve todavía, de campo de aprendizaje y experimentación para la posterior consolidación de muchas carreras literarias. Es por ello que en épocas de tanta “eficiencia” y “productividad” nos seguimos preguntado si es posible y /o necesario seguir apostando a que la literatura tenga un espacio consolidado en los medios así como en los diseños curriculares tendientes a la formación de periodistas y comunicadores idóneos, cultos y competentes con el lenguaje y la prosodia. O si la urgencia por responder al impacto y fugacidad informativa muestra como demodé el tempus y competencias que exigen la escritura y lectura de lo literario. Parecería que en términos de mercado ya no hay público que demande páginas literarias, críticas editorialistas e insert especializados. Sin embargo no hay medio comunicacional que no incursione o destine espacios, quizás más esporádicos, pero siempre interesantes, a la articulación entre estas dos maneras de trabajar con la palabra. Si pensamos en la lengua, los textos periodísticos (no importa sus variantes formales, soportes o canales de difusión) se han constituido en uno de los insumos pedagógicos a que más se recurre al momento de diseñar propuestas didácticas para reflexionar o analizar lingüísticamente. Todo ello gracias a las nuevas tecnologías que lo han posicionado como un recurso que garantiza inmediata accesibilidad, gratuidad y permanente actualidad. En términos de indagaciones sociológicas o históricas, la posibilidad de la consulta heurística de bases de datos y de plataformas virtuales donde se archivan diarios o publicaciones periódicas, permiten el acceso a información de primera línea sobre hechos del pasado y para delinear tradiciones investigativas sobre fenómenos, personajes e informaciones que de otro modo sería imposible reconstruir con precisión y veracidad.
Es por esto que dada la riqueza y amplitud que el tema posibilita y el área de vacancia que presenta en cuanto a estudios que aborden esta problemática en relación al universo cultural italiano y sus articulaciones en perspectiva comparada con la Argentina y de otros contextos, es que se propone a los participantes tratar de ajustar sus trabajos al eje central de este encuentro.


OBJETIVOS:
Crear un espacio para la reflexión y el debate sobre problemáticas lingüísticas, literarias y culturales en torno al tema seleccionado.
Propiciar trabajos que indaguen sobre el tema eje de la presente convocatoria.
Favorecer el diálogo entre docentes e investigadores de lengua, literatura e inmigración italianas.
Activar mecanismos y espacios de intercambio entre los profesionales que participen.
Promover la difusión de las investigaciones en curso en nuestro país y países vecinos.


TEMA Y SUBTEMAS PROPUESTOS:
LITERATURA Y PERIODISMO
Literatura vs. Periodismo / literatura y periodismo.
Los escritores y el periodismo.
La Non fiction en Italia.
Construcción de los relatos en la prensa y en la literatura.
El periodista como personaje.
Producción - recepción – marketing.
Cruces genéricos entre el periodismo y la literatura.
Periodismo - Historia - Literatura.
Historia del periodismo italiano y sus articulaciones con la literatura y la lengua.
El folletín.
El reportaje.
El periodismo de guerra.
Las fronteras abiertas del periodismo: suplementos literarios, reseñas, editoriales, secciones o páginas especializadas, etc.
Noticias, opiniones y ficción en la era de las redes sociales.

 
DIDÁCTICA DEL ITALIANO Y PERIODISMO
Periodismo y TICs: el texto periodístico como material didáctico en L2.
Uso de artículos periodísticos y pseudoperiodísticos en la confección de materiales didácticos.
El derecho de autor.
Nuevas expresiones didácticas para el desarrollo de macrohabilidades a través del texto periodístico.
No sólo palabra escrita: fotografía – radio – video.
La comunicación y las nuevas tecnologías.
La revolución digital: del papel prensa al periodismo on – line
Docencia y periodismo.
El periodismo ciudadano en la era digital.
Noticias, opiniones y ficción en la era de las redes sociales.
¿Todos somos periodistas?


LINGÜÍSTICA Y PERIODISMO
Periodismo y lengua.
Periodismo – lengua – dialectos – jerga – hibridaciones.
El periodismo y la norma lingüística.
El periodismo como campo de experimentación.
Variedades lingüísticas presentes en los noticieros italianos.
El periodismo deportivo.
Variaciones genéricas y variaciones lingüísticas.


TRADUCCIÓN Y PERIODISMO
Periodismo italiano en el extranjero y en Argentina.
Periodismo extranjero en Italia: Traducción - Recepción- Circulación.
Traducción periodística: límites y posibilidades.

 

MIGRACIÓN Y PERIODISMO
El periodismo en los procesos migratorios: rol político, social y cultural.
El periodismo en la historia de la inmigración italiana en Argentina.
Periodismo migrante vs. periodismo de viaje.



TEMAS PERMANENTES:
Inmigración.
Traducción.
Presentación de avances de equipos de investigación.


Si bien las trayectorias investigativas y curriculares de los participantes pueden estar alejadas del tema convocante, se sugiere hacer el esfuerzo de adecuarse al tema eje. Esto redundará en un más rico abordaje y profundización de una problemática no abordada en encuentros previos. En términos organizativos, facilitará la distribución de las sesiones así como una mayor unicidad al momento de diseñar la publicación posterior.


ACTIVIDADES ACADÉMICAS
Conferencias plenarias y semiplenarias
Videoconferencias
Paneles Comunicaciones/ponencias en comisión
Espacio para la presentación de libros publicados entre 2018-2019 que no hubieran sido presentados en el XXXIV Congreso de ADILLI

Espacio joven: Como es norma el encuentro prevé la participación de alumnos en formación con grados de avance en la investigación. Se deberá adjuntar una nota de aval del especialista bajo cuya tutela realiza sus indagaciones dicho estudiante. Los interesados deberán especificar que desean ser incluidos en este espacio en el encabezamiento del resumen, del trabajo y en la ficha de inscripción. Seguirán las normas para la presentación solicitadas. El arancel de inscripción corresponde a miembro expositor.


NORMAS PARA LA PRESENTACIÓN DE LOS RESÚMENES Y TRABAJOS:
Idiomas del Congreso: italiano y español
La presentación de ponencias se limita a dos por persona
Los trabajos de lengua deben presentarse en italiano
Los trabajos de literatura deben presentarse preferentemente en italiano
El tiempo de lectura de los paneles no deberá exceder los 20 minutos
El tiempo de lectura de las ponencias no deberá exceder los 20 minutos
Sólo se leerán las comunicaciones cuyos autores estén presentes en el Congreso
Se abonará un arancel por cada ponencia y autor. Para los trabajos grupales, abonarán inscripción al Congreso cada uno de los integrantes del equipo en forma individual
Una vez aceptado su resumen y el trabajo completo, el interesado deberá efectuar el pago del arancel de inscripción al Congreso. No serán incluidos en el programa quienes no hayan hecho efectivo su pago.
Sólo se aceptarán y publicarán aquellos trabajos que: a) se relacionen con el lenguaje, la literatura y la cultura italianas, b) se ajusten a la temática del Congreso y c) cumplan con los requisitos de forma solicitados.


FORMATOS PARA LA PRESENTACIÓN DE RESUMEN Y TRABAJO

Hoja A4. Tipo de letra: arial. Cuerpo: 12. Párrafo: Interlineado 1,5. Márgenes: superior 3 cm, inferior 2,5 cm, derecho 2,5 cm, izquierdo: 3 cm.

Resumen: Entre 200 y 250 palabras.

Trabajo: Máximo ocho (8) páginas incluyendo notas, bibliografía y anexos.

El resumen y el trabajo deberán contener:

- Encabezamiento del Congreso

- Apellido y nombre del autor/es

- Título del trabajo

- Área temática

- Facultad/Lugar de trabajo del autor/es

- Correo/s electrónico/s del autor/es

Los participantes en la Categoría Espacio joven deberán adjuntar el aval del especialista que conduce su formación.

Plazo para la recepción de los trabajos:
Presentación de Resúmenes
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Presentación de Trabajos Completos:
Hasta 30 de abril


Fecha improrrogable: hasta el 15 de julio


Aranceles: el monto de los aranceles será comunicado con la segunda circular.

Resúmenes y trabajo completo se enviará por correo electrónico a la dirección: adillistafe2019@gmail.com


XXXV CONGRESSO DI LINGUA E LETTERATURA ITALIANA DELL’ASSOCIAZIONE DOCENTI E RICERCATORI DI LINGUA E LETTERATURA ITALIANA
DAL 5 AL 7 SETTEMBRE 2019
FACULTAD DE HUMANIDADES Y CIENCIAS
UNIVERSIDAD NACIONAL DE LITORAL
SANTA FE - ARGENTINA


PRIMA CIRCOLARE
L’area di italianistica e la Sezione di italiano della Facoltà di Scienze Umane Universidad Nacional del Litoral, attraverso la commissione organizzatrice del XXXV Congresso di Lingua e Letteratura Italiana di A.D.I.L.L.I., invitano docenti, ricercatori e studenti a partecipare all’incontro che si realizzerà nella sede della Facoltà di Scienze Umane nella città di Santa Fe dal 5 al 7 Settembre 2019.


COMMISSIONE ORGANIZZATRICE
Presidente: Adriana C. Crolla (UNL- UADER)
Segretaria: Susana Dorato (UNL-UADER)
COMMISSIONE PER AREE DI STUDIO:
Aree di Letteratura: Nora Sforza (UBA-USAL) - Silvia Cattoni (UNCórdoba), María Luisa Ferraris (CEC-UNL/C.PIEMONTÉS/AMPRA)
Comparatismo – Immigrazione: Valeria Ansó (UNL- UADER), Fernanda Bravo Herrera (CONICET)
Area di Lingua Italiana: Susana Dorato (UNL- UADER), Marisol Fernandez (UNL), Marco Franzoso (UNL), Elisa Sartori (UADER), Sandra Capello (UADER)
Area di Traduzione: Alberto Anunziato (UADER), Veronica Aranguren (UADER), Marco Franzoso (UNL), Samantha Nisi (UNL).
Progetti di Ricerca e temi permanenti: Valeria Ansó (UNL- UADER)
COLLABORATORI STUDENTI/ESSE:
Gaspar Bertoni, Carla Perna, Marina Cemente, Micaela Granado, Iván Gastaldi, Gabriela Ferreyra


Tematica principale:  
Il giornalismo nella lingua, letteratura 
e cultura italiana


FONDAMENTAZIONE
La tematica principale votata in assemblea per le giornate che si realizzeranno nella sede santafesina ha concordato la produzione di lavori su questa esperienza comunicativa che si denomina “giornalismo” che però, al giorno d’oggi, fuoriesce dall’ambito della grafica per inoltrarsi in spazi virtuali, in snodi e passaggi discorsivi di notevole potenzialità.
Rispetto alla letteratura è innegabile che, fin dalle sue origini, la notizia è stata accompagnata da abbondanti racconti, articoli e storie e in innumerevoli casi, il giornalismo è servito, e serve tuttora, come campo di apprendimento e sperimentazione per il posteriore consolidamento di molteplici carriere letterarie. Perciò, in questa epoca di tanta “efficienza” e “produttività” continuiamo a domandarci se è possibile e /o necessario continuare a lottare affinché la letteratura abbia uno spazio consolidato nei media e nei corsi di formazione per giornalisti o comunicatori sociali, colti e competenti nel linguaggio e nella prosodia. O se l’urgenza di rispondere all’impatto e alla fugacità informativa mostra come obsoleto e fuori moda il tempo e le competenze che esige la scrittura e la lettura della letteratura. Sembrerebbe che, in termini di mercato, già non ci sia più un pubblico che richieda pagine letterarie, critiche editoriali e inserti specializzati. Ció nonostante non esiste un mezzo di comunicazione che non si addentri o che non dedichi spazi, forse più sporadici, però sempre interessanti, all’articolazione tra queste forme di lavorare con la parola.
Se pensiamo alla lingua, i testi giornalistici (in tutte le loro varianti formali, supporti o canali di diffusione) sono diventati uno degli strumenti pedagogici ai quali più si ricorre al momento di delineare proposte didattiche per studiare o analizzare una lingua. Tutto ciò grazie alle nuove tecnologie che lo hanno identificato come una risorsa che garantisce accesso immediato, gratuità e l’aggiornamento immediato.
In termini di ricerche sociologiche o storiche, la possibilità di consultazione euristica di database e piattaforme virtuali dove si archiviano giornali o pubblicazioni periodiche, offrono l’accesso ad informazioni di prima linea sui fatti del passato e permettono di delineare tradizioni di ricerca su fenomeni, personaggi e informazioni che altrimenti sarebbe impossibile ricostruire con precisione e verità.
Per questa ricchezza e vastità tematica e per le lacune che si presentano negli studi che riguardano il giornalismo in relazione all’universo culturale italiano e le sue diramazioni in una prospettiva comparata con l’Argentina e con altri contesti, si propone ai partecipanti di cercare di adattare i loro lavori alla tematica principale di questo incontro.


OBIETTIVI:
Creare uno sazio per la riflessione e il dibattito su problematiche linguistiche, letterarie e culturali, intorno al tema selezionato.
Stimolare lavori che indaghino sulla tematica centrale della convocatoria.

Favorire il dialogo tra docenti e ricercatori di lingua, letteratura e immigrazione italiana.
Attivare meccanismi e spazi di scambio tra i professionisti che partecipano.
Promuovere la diffusione delle ricerche in corso nel nostro paese e in quelli vicini.


TEMATICA PRINCIPALE E SOTTOCATEGORIE PROPOSTE:
LETTERATURA E GIORNALISMO
Letteratura VS Giornalismo / Letteratura e giornalismo.
Gli scrittori e il giornalismo.
La Non fiction en Italia.
Costruzione dei racconti nella stampa e nella letteratura.
Il giornalista come personaggio.
Produzione – Recezione - Marketing.
Incroci generici tra il giornalismo e la letteratura.
Giornalismo-storia-letteratura.
Storia del giornalismo italiano e le sue articolazioni con la letteratura e la lingua.
Feuilleton.
Il reportaje.
Giornalismo di guerra.
Le frontiere aperte del giornalismo: inserti letterari, rassegne, articoli di fondo, sezioni o pagine specializzate, ecc.
Notizie, opinioni e finzione nell’aerea delle reti sociali.
 
 
DIDATTICA DELL’ITALIANO E GIORNALISMO:
Giornalismo e TIC: il testo giornalistico come materiale didattico in L2.
L’uso degli articoli giornalistici e pseudogiornalistici nell’elaborazione del materiale didattico.
Il diritto d’autore.
Nuove espressioni didattiche per lo sviluppo di macroabilità attraverso il testo giornalistico.
Non solo parola scritta: fotografia – radio – video.
La comunicazione e le nuove tecnologie.
La rivoluzione digitale: dalla carta di giornale al giornalismo on-line.
Docenza e giornalismo.
Il giornalismo cittadino nell’era digitale.
Siamo tutti giornalisti?
 
LINGUISTICA E GIORNALISMO:
Giornalismo e lingua.
Giornalismo – lingua – dialetti – gergo – lingua ibrida.
Il giornalismo e la norma linguistica.
Il giornalismo come campo di sperimentazione.
Il giornalismo sportivo.
 Variazioni generiche e variazioni linguistiche.

TRADUZIONE E GIORNALISMO
Giornalismo italiano all’estero e in Argentina.
Giornalismo straniero in Italia: Traduzione – Circolazione.
Traduzione giornalistica: limite e possibilità.
 
MIGRAZIONE E GIORNALISMO:
Il giornalismo nei processi migratori: ruolo politico, sociale e culturale.
Il giornalismo nella storia dell’immigrazione italiana in Argentina.
Giornalismo migrante VS giornalismo di viaggio.


TEMATICHE PERMANENTI:
Immigrazione.
Traduzione.
Presentazione dei progressi dei gruppi di ricerca.

Sebbene le traiettorie di ricerca e curriculari dei partecipanti possano trovarsi lontane dalla tematica convocante, si suggerisce di fare lo sforzo di avvicinarsi ed adattarsi al tema. Affinché questi studi sfocino in un maggior approfondimento di una problematica non affrontata durante gli incontri precedenti. In termini organizzativi, faciliterà la distribuzione delle sessioni, oltre a garantire una maggiore unicità al momento di organizzare la pubblicazione posteriore.



ATTIVITÀ ACCADEMICHE
Conferenze plenarie e semiplenarie.
Videoconferenze.
Pannels/Comunicazioni/conferenze nella commissione.
Spazio per la presentazione dei libri pubblicati tra il 2018 e il 2019 che non sono stati presentati nel XXXIV Congresso di A.D.I.L.L.I.


Spazio Giovane: Secondo la norma dell’incontro si prevede la partecipazione di alunni in formazione coinvolti in un progetto di ricerca. Si dovrà allegare una lettera di raccomandazione dello specialista sotto la cui tutela realizza il suo progetto di ricerca. Gli interessati dovranno specificare che desiderano essere inclusi in questo spazio nell’intestazione dell’abstract, del lavoro completo e nel modulo per l’iscrizione, seguendo le norme per la presentazione sollecitata. Ciascuna tariffa d’iscrizione corrisponde a cada membro espositore.


NORMATIVA PER LA PRESENTAZIONE DEGLI ABSTRACT E DELLE ESPOSIZIONI
Lingue del congresso: italiano e spagnolo. 
La presentazione di esposizioni si limita a due a persona.
Le presentazioni della categoria Lingua devono essere presentate in lingua italiana.
Le presentazioni della categoria Letteratura devono essere presentati di preferibilmente in italiano.
Il tempo di lettura per i panel non dovrà superare i 20 minuti
Il tempo di lettura delle esposizioni non dovrà superare i 20 minuti
Si leggeranno solamente le esposizioni degli autori presenti al congresso
Si abbonerà una quota per ogni esposizione e autore. Per i lavori di gruppo, ogni autore pagherà la quota individuale
Una volta accettato l’abstract e il lavoro completo l’interessato dovrà effettuare il pagamento della quota d’iscrizione. Non sarà incluso nel programa chi non avrà effettuato il pagamento.

Si accetteranno e pubblicheranno solamente i lavori che si relazionino con la temática del congresso e compiano i requisiti formali richiesti.


FORMATO DI PRESENTAZIONE DELL’ABSTRACT E DELL’ABSTRACT E DEL TESTO COMPLETO
Foglio A4. Font: Arial. Corpo:12. Interlineato 1,5. Margini: superiore 3 cm, inferiore 2,5 cm, destro 2,5 cm, sinistro 3cm.
Abstract: tra 200 e 250 parole.
Testo completo: massimo otto (8) pagine includendo note, bibliografía e annessi.
L’abstract e il lavoro finale devono contenere:
Intestazione del congreso, Cognome e nome dell’autore/degli autori, Titolo del lavoro, Area temática, Filiazione accademica, Indirizzo e-mail.  
I partecipanti nella categoría Spazio giovane dovrranno allegare l’approvazione dello specialista che lo dirige.
Date per la presentazione:
Abstract:
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Lavoro Completo:
Data massima: 30 aprile


Data massima: 15 luglio


Quote: il costo d’iscrizione sará comunicato nella prossima circolare
Si prega di inviare gli abstract e i lavori completti all’indirizzo di posta elettronica: adillistafe2019@gmail.com